RINA DE TATA
Rina De Tata, soprano lirico, donna volitiva e tenace che nei primi anni quaranta ha avuto il coraggio di abbattere la castigata cultura della donna, avviandosi con sacrifici e passione allo studio del canto, pur provenendo da un ceto non benestante.
Sin da piccolina veniva scelta per recite e spettacoli scolastici, ma il primo ad intuire il suo talento fu il padre, Pasquale De Tata, Maresciallo dei Carabinieri, ucciso in servizio da un folle malvivente.Papà Pasquale era innamorato dell’opera lirica e anche della voce di sua figlia Rina, pertanto la portò a studiare in privato da Maestri illustri di Napoli e poi in Conservatorio.
Prima di sette figli, Rina cercava di non gravare sulle spese della famiglia, così per andare al Conservatorio saltava sulle carrette trainate da cavalli che trasportavano fieno da un paese all’altro e anche il vestiario se lo cuciva da sola, ispirandosi alle idee di Rossella O’ Hara in “Via col vento”; infatti Rina, quando la sua mamma cambiava le tende, ne approfittava per farsi abiti nuovi ed essere all’altezza dell’ambiente del Conservatorio. Raccontava, infatti, che in quei tempi i Maestri del Conservatorio mettevano molta ansia e suggestione, erano vestiti con abitiscuri, eleganti e con papillon e davano il lei a tutti, anche a giovani ragazzi.
Esordì nel teatro di Frattamaggiore a soli 13 anni con la “Cenerentola”, il dramma giocoso di Gioachino Rossini e già allora mostrava una grande padronanza del palcoscenico.
Dopo aver conseguito il Diploma Magistrale, frequentò il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli, dove perfezionò la sua voce, diventando sempre più nota in Frattamaggiore e in tutto l’hinterland napoletano, fino a diventare, pian piano, un ricercato soprano leggero.Sposò nel 1945 Francesco Marchese, segretario generale della Provincia di Napoli, che diventò il suo primo sostenitore, non solo assecondandola nella sua carriera, ma anche facendole da vero e proprio manager. Da questo felice matrimonio nacquero tre figli, Mario, Genni e Milena, per i quali ha rinunciato negli anni’60 a lasciare l’Italia per intraprendere la carriera nel mondo.
Francesco Marchese, il marito, agli inizi degli anni ’90 le dedicò un libro dal titolo “Addio Chicago”, nel quale si raccontano le vicende legate alla carriera artistica di Rina e, soprattutto, le vicissitudini relative ad un contratto con l’impresario Ermenegildo Ziccardi, Founder President Infant Christ Association of Chicago America, rimasto molto colpito dalla qualità e dalla tecnica della voce di Rina, nonché dalla sua presenza scenica, tanto da proporre un contratto che l’avrebbe vista per lunghi mesi in America nei primi anni 60. Tutti i documenti furono inviati per via aereo che sfortunatamente cadde, mandando in fumo Chicago e tutte le opportunità che offriva.
La tragica vicenda non segnò Rina, che da buona napoletana pensò che fosse un segno del destino che non doveva essere forzato; in realtà Rina, in fondo al suo cuore, pur sognando l’America, non voleva lasciare né la sua terra, né la sua famiglia.Dal dopoguerra iniziò per Rina una carriera costellata di successi.Cantò un vasto repertorio operistico, ma il suo conclamato capolavoro fu la “Lucia di Lammermoor” di G. Donizetti, che ha accennato anche poco prima di spegnersi.
Fino al 1970 ha interpretato ruoli solistici di primaria importanza, calcando i palcoscenici di molti importanti teatri d’Italia tra cui il San Carlo di Napoli, il Verdi di Salerno, il Petruzzelli di Bari, l’Eliseo di Roma, il Massimo di Palermo, il Teatro Nuovo (la Scala) di Milano.
Ha lavorato con colleghi di fama tra cui il Maestro Patanè (direttore d’orchestra), Beniamino Gigli (tenore), Cesare Valletti (tenore), Franco Corelli (tenore), Nunzio Todisco (tenore), Toti Dal Monte (soprano), Benvenuto Franci (baritono), Ugo Savarese (baritono), Maestro Pasquarello (direttore d’orchestra).Dal 1970 al 1985 ha continuato la sua carriera concertistica, dedicandosi, soprattutto, all’insegnamento del bel canto.È stata un’apprezzata insegnante di perfezionamento di canto, avviando, con successo, giovani cantanti del territorio campano alla vita artistica e all’amore per la liricaRina De Tata viene ricordata anche per essere stata una donna molto generosa e sensibile ai problemi della povera gente, degli ammalati e dei bimbi bisognosi. Sosteneva economicamente anche suore di clausura e giovani che volevano diventare sacerdoti.Faceva molta carità, ma diceva di non divulgare questa cosa perché “… il bene si fa, ma non si ostenta …”.
Ha avuto solo tre grandi amori nella sua vita: la musica, la famiglia e Dio. Ha amato ed è stata amata dalla gente comune, dagli allievi sia delle scuole dove ha insegnato, sia del Conservatorio e anche da quelli che a tutt’oggi varcano teatri importanti e continuano a ricordarla con riconoscimento ed infinito amore.Rina De Tata è stata una seria e brava artista, una moglie fedele e attenta, una madre amorevole e generosa, una nonna e bisnonna tenera ed insostituibile.